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Mondialismo e violenza nei giovani

di Gianluigi Mucciaccio

       Lucida e chiara la denuncia dei burattinai che "educano" i nostri giovani: la violenza è strumentalmente denunciata, ma profondamente e insistentemente voluta e perseguita...

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazion

       Nel grande calderone mediatico di questi giorni si realizzano dibattiti sulla crescita di violenza nei giovani nelle scuole e di una estremizzazione di condotte irriguardose nei confronti degli insegnanti sempre più soli di fronte a deliberate aggressioni.

   

       Nell’ascoltare i tanti “ragionamenti” sventolati dalla consueta retorica intellettuale o pseudo tale, su un fenomeno che presenta caratteri di rischio sempre più evidenti, non si può prescindere nel far riferimento a quello che la televisione stessa e non solo offre come “modelli di comportamento”. Pensando, ad esempio, al purtroppo seguitissimo Grande fratello o alla diffusione di videogames dove immagini cruente delineano lugubri scenari colmi di efferatezze di vario genere, mi tornano in mente a proposito di quest’ultimi, le analisi poste in essere qualche anno fa, esattamente nel febbraio 2000, dall’organizzazione americana di Lyndon LaRouche in una interessante conferenza annuale a Reston in Virginia.

   

       Tra le presentazioni più interessanti, Helga Zepp-LaRouche, presidente internazionale del Movimento Solidarietà, parlò del controllo da parte dei massmedia e dei videogames sulla mente dei giovanissimi, un problema di drammatica attualità.
Lo stesso presidente non si limitò a lanciare l’allarme contro i videogames e la televisione ovvero a rimproverare genitori e insegnanti, ma ricostruì, la cavillosa questione, in un contesto molto più ampio volto strategicamente ad accelerare un processo di imbarbarimento della società.
Nell’approfondire la tematicaHelga Zepp-LaRouche denunciò una cultura oligarchica riassunta in un antico proverbio cinese: tieni la gente nella stupidità, sarà più facile comandarla.
       Questo piano di chiara connotazione sinarchica, mira tuttora a desensibilizzare moralmente e culturalmente la società modificandone i comportamenti traendo origine dall’Illuminismo britannico di John Locke e una sua riformulazione più moderna negli studi sull’intelligenza artificiale di John Von Neumann e Norbert Wiener.

   

       Il paradigma, che secondo LaRouche si intendeva far passare e nel contempo consolidare era quello di erigere un forte potere mondialista.
Questa visione centralizzata del mondo trova grande risalto in una pubblicazione del 1996 a firma di Caspar Weinberg, membro del CFR, intitolato “La prossima guerra” con l’introduzione della baronessa Margaret Thatcher, ex premier britannico. Egli fu ministro della difesa sotto Reagan e successivamente insignito della Gran Croce dell’Ordine dell’Impero da Elisabetta II d’Inghilterra.

   

       Nel testo realizzato in una versione aperta al pubblico si parla in maniera estesa dei “war games” (i moderni videogiochi) del Pentagono, di scenari computerizzati di simulazione di guerre mettendo in rilievo risorse tecnologiche, preparazione militare, capacità di sviluppo.
Ma la cosa di certo più interessante è che i fattori messi in risalto per l’accadimento degli eventi bellici sono la geografia, la demografia, il profilo psicologico dei leader (incapaci di assumere decisioni), mentre i fattori politici, in senso democratico, hanno un peso assolutamente marginale.

   

       Guardacaso il libro di Weinberg passa in rassegna conflitti ipotetici e purtroppo non più tali, degli Usa contro la Corea del nord e la Cina, l’Iran (bersaglio ormai al centro dell’attenzione americana), il Messico, la Russia e persino il Giappone.

   

       Nella medesima conferenza Helga Zepp-LaRouche citò l’opera di uno psichiatra tedesco famoso, Horst-Eberhard Richter che nel suo libro emblematico “L’arte della corruzione”, da una parte esaltava la corruzione e l’egocentrismo come strumento di potere indispensabile per la classe dominante, fatto da una ristretta cerchia di persone ovvero dalle cd elite, dall’altro demonizzava gli idealisti che credono ai valori dell’amore e del rispetto della famiglia, indicandoli come pericoli per la società con la complicità del “linguaggio mediatico”.

   

       Tutto questo per sottolineare come il vero nemico di cui i genitori, gli insegnanti e i nostri giovani devono diffidare sta proprio in casa nostra e nello stesso tempo coloro che dovrebbero utilizzare la televisione come agenzia educativa e ne assumono la regia, in realtà, stanno portando a compimento disegni incompatibili con una società sana ovvero si è arrivati al punto come sostiene il noto sociologo Max Weber che “nessuna etica riesce ad aggirare il fatto che per giungere ad uno scopo “buono” in molti casi si deve ricorrere a mezzi moralmente dubbi o pericolosi”.

Gianluigi Mucciaccio

   
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